È una delle regole più famose del calcio la numero 11, eppure ancora oggi intorno ad essa ruota un alone di dubbi e confusione, dal momento che nel corso degli anni è stata soggetta a continui cambiamenti.
In questo articolo ti spieghiamo come funziona il fuorigioco nel calcio.
La storia del fuorigioco
Non tutti lo sanno, ma la definizione del fuorigioco risale addirittura agli anni Sessanta del XIX secolo, quando era stata riportata nella prima bozza del regolamento calcistico chiamato Sheffield Rules. In essa veniva specificato che i giocatori fuorigioco erano gli stessi compagni di squadra più vicini alla porta dopo aver calciato la palla e fino a quando non l’avrebbe toccata un avversario.
Le prime variazioni ci furono già in quegli anni, quando per esempio si cambiò il numero di avversari in difesa alla porta che da quattro passò a tre, fino a ridursi a due nel 1926. Fra l’altro, poco prima di quella data era stato introdotto anche il fuorigioco passivo, ovvero non è considerato tale il giocatore che non interferisce con un avversario o con il gioco.
È chiaro che, cambiando le regole, è stato necessario anche intervenire sugli schemi delle partite per renderle più avvincenti e favorire la vittoria delle squadre in competizione.
Ha fatto molto discutere, invece, l’attribuzione del fuorigioco dei giocatori sulla base della posizione del corpo, avanzando l’ipotesi di abolire la regola in vigore in tempi recenti.
Come funziona il fuorigioco
Ora che sai l’origine di questa regola calcistica, avrai già compreso vagamente quale sia il significato di tale espressione.
In generale, oggi si definisce una posizione del giocatore fuorigioco quando, trovandosi nella metà campo avversaria, è più vicino alla linea di porta rispetto sia alla palla, sia al penultimo avversario. Se dovesse intervenire attivamente proprio in quel momento, anche ostacolando l’altra squadra, verrà assegnato il calcio di punizione. Stesso discorso se durante il passaggio della palla decide di spostarsi in una posizione regolare, prendendo il nome di fuorigioco di rientro.
Non è detto che la palla raggiunga direttamente il giocatore in questione, in quanto a seguito del passaggio potrebbe aver effettuato delle deviazioni attraverso una parata dell’avversario o sbattendo su uno dei montanti. Anche in questi casi di parla di fuorigioco.
Come si rileva un fuorigioco
Durante una partita non è facile rilevare ogni minimo errore da parte dei giocatori, che dal canto loro sono impegnati a spostarsi di continuo al fine di segnare i goal per ottenere la vittoria.
In questo senso è estremamente importante il team degli arbitri che analizza i momenti salienti attraverso la tecnologia VAR – Video Assistent Referee che comprende diverse inquadrature e replay di gioco.
Ciò che vengono osservati sono i centimetri di distanza rispetto ad una qualsiasi parte del corpo del giocatore, escluse le braccia e le mani, mentre prima si calcolava la presenza di “luce” fra i due calciatori.
Dal 2018 è stato introdotto anche un altro strumento tecnologico in supporto al VAR, ovvero il software Crosshair, in grado di elaborare le immagini in maniera tridimensionale e con una precisione millimetrica.